L’Eurostat ha pubblicato una serie di dati (consultabili qui) che mostrano il tasso di circolarità nei vari Paesi europei. Nel 2016 (ultimo anno disponibile) il tasso medio si è attestato all’11,7%, comunque in costante crescita dal 2004 (anche se del solo 3,4%). Ciò significa che l’11,7% di tutte le risorse utilizzate nell’Ue proviene da materie riciclate.
Se questa è la media europea, l’Italia, con un tasso di circolarità elaborato dall’Istat del 17,1%, si colloca al quinto posto dopo Paesi Bassi (29%), Francia (19,5%), Belgio (18,9%), Regno Unito (17,2%), e subito prima di Estonia (11,8%), Germania (11,4%) e Austria (10,6%). La classifica viene chiusa dalla Grecia (il cui tasso di circolarità è fermo all’1,3%) e poco meglio fanno Romania (1,5%) e Irlanda (1,7%). Tali differenze, secondo Eurostat, sono dovute non solo alla quantità di riciclo in ciascun Paese ma anche a fattori strutturali delle singole economie nazionali.
Il tasso di circolarità consente di avere, nei confronti della valutazione dello stato di attuazione dei principi dell’economia circolare, un approccio molto più coerente alla realtà rispetto ad altri sistemi di misurazione, come il tasso di avvio a riciclo. Ad esempio, in Italia nel 2016 il tasso di avvio a riciclo si è attestato al 45% per i rifiuti urbani e al 65% per quelli speciali, sensibilmente più elevato del tasso di circolarità, che invece viene calcolato su tutti i materiali immessi nel sistema economico e non sui rifiuti generati.